martedì 6 dicembre 2016

ARNATE 1941

La fotografia allegata fu scattata ad Arnate il 6 aprile 1941 in occasione della Festa dell'Oratorio Femminile quando era parroco don Luigi Corsi.
Mia mamma, Maria Tessarolo Milani è in ultima fila, la seconda da sinistra.
Probabilmente esiste qualche foto con tutti i nomi e cognomi; nell'attesa magari qualcuno ricorda
qualche volto amico.
Ad Arnate, almeno fino agli anni sessanta era facile conoscersi, il tempo ha cancellato ricordi e molte persone sono scomparse. Ne ho individuato almeno una ventina e con l'aiuto dei molti tenterò di aggiungere più persone possibili.
Piera Boldrini è la terza da sinistra in prima fila mentre Gloria Zaro è la quarta da sinistra in seconda fila.
Un bel mosaico da ricomporre.
 
 
 
 

giovedì 4 agosto 2016





Perchè sono tifoso del Genoa?

Mio padre Renzo aveva tre amici, Mario Locarno, Giulio Zaro e Giacomo Cattaneo con i quali andava a funghi,spesso anche con me.
Mario Locarno era il re dei "fungiatt" e grande raccontatore di tristi storie di guerra che aveva combattuto sul fronte balcanico e che lo aveva poi visto prigioniero in Germania.- Polonia, da cui era poi tornato con la ragazza, Elsbeth, che lo aveva salvato da guai peggiori.
Giacomo detto Giacomino aveva una ventina d'anni di meno dei tre amici e li seguiva per la passione del fungo. Un fischio e Giacomino correva a raccogliere quanto gli amici avevano trovato.
Ma ora parliamo di Giulio, anzi Trento Trieste alla nascita a Gallarate - Arnate il 3 luglio 1915 che ogni tanto accennava alla sua esperienza come portiere del Genoa 1893. Ero bambino e mi intrigava questo personaggio interessante, sempre allegro, che aveva militato, lontano allora, nel Genoa.
 Giulio si è perso nel tempo così come gli altri amici, salvo Giacomino che incontro ancora in edicola, ed è morto a Castronno, il paese della moglie il 4 luglio 1998.
Giulio aveva detto di aver giocato nel Genoa e a me bastava, mai controllato enciclopedie o richiesto foto per verificare l'evento e dare forza al mio essere di fede genoana.
Fino all'altro giorno, un lampo di memoria, un salto nella rete magica .

Giulio Zaro - Ruolo Portiere
Carriera
1933-1939 Gallaratese
1939-1940 Genova 1893   7 partite
1946-1947 Gallaratese
1948-1949 Villasanta

La sua carriera sembrava una grigia presenza nella Gallaratese e nel Villasanta con l'apice del Genoa e un grande percorso nei boschi e nelle brughiere con mio padre e i suoi amici alla ricerca del fungo.
Poi ecco il fatto che mitizza Trento Trieste detto Giulio : l'esordio il 29 ottobre 1939 in occasione della vittoria casalinga dei rossoblu contro la Juventus per 3-2.
Non ricordo me ne abbia mai parlato, in fondo era soprattutto un amico di mio papà.







giovedì 14 aprile 2016

1L Ran There: Boston here I come!

1L Ran There: Boston here I come!: It finally here or at least a few days away - the 120th running of the Boston Marathon!  This will be my 5th Boston in a row and my 16th off...



Michelle Collette is the daughter of Jean MCollette Milani of Natick,MA.

Jean was born in Boston;MA her father Ermen(Gildo) Milani wa born in Arnate in 1898 and emigrated to Massachusetts in 1921.

lunedì 11 aprile 2016

UNA STORY-TELLER LOMBARDA A CHICAGO. INDAGINE STORICA SU IGNAZIA GIULIA INES DETTA ROSA CASSETTARI

La storia di Rosa Cassettari è stata raccontata da Mari Hall Ets nel suo libro "Rosa, la storia di una emigrata italiana" pubblicato in originale inglese nel 1970 e stampato in italiano in seguito alla traduzione da parte di un gruppo di studio dell'Ecostituto delkla Valle del Ticino di Cuggiono nel 2003.

Chi ha letto questo volume ha intuito che molti nomi di persone e luogo erano stati cambiati e che il racconto nascondeva molte verità. Niente di male, ma ho voluto comunque entrare nel vivo dell'argomento ricostruendo attraverso documenti vari una vicenda se non parallela, più completa, che esalta ancora di più la figura di Rosa.

"Una story-teller lombarda a Chicago. Indagine storica su Ignazia Giulia Ines detta Rosa Cassettari" è il mio tributo a Rosa, e a tutto ciò che ha rappresentato durante gli anni di ricerca, per capire che cosa mai fosse successo a tutte quelle persone che avevano varcato i confini dello spazio e anche del tempo per sapere, per un sogno spesso mai coronato.

Link di riferimento : http://goo.gl/pTloaw



giovedì 1 gennaio 2015

MARIO GUZZETTI - PRIGIONIERO DI GUERRA ALLE ISOLE HAWAII - SW4368 - MARIO GUZZETTI POW AT HAWAII ISLANDS



Hawaii -  Mario Guzzetti - Contrassegno rotondo con la dicitura Prigioniero di Guerra, 4W - il numero del campo e 4368- numero progressivo di identificazione. - Round badge with inscription Prisoner War - 5W- camp number and 4368 - identification number  

Durante la seconda guerra mondiale, oltre 50.000 soldati catturati dalle forze alleate  furono trasportati negli Stati Uniti come prigionieri di guerra, e sparpagliati in decine di campi costruiti in fretta e furia in tutto il Paese.  I prigionieri fascisti o non cooperanti, o semplicemente fedeli al giuramento prestato furono raggruppati soprattutto a  Camp Hereford, Texas e Camp Monticello, Arkansas.  Un contingente di quasi 5.000 soldati fu invece trasferito in mezzo all’Oceano Pacifico alle isole Hawaii, allora non ancora ufficialmente parte degli Stati Uniti, e suddiviso in 6 campi indipendenti sull’isola di Ohau.

Proprio a Ohau trascorse l’ultimo periodo della sua prigionia Mario Guzzetti, che abitava in Via Vaschi 5, indi Via Forno 5,  cortile dei Mari. Purtroppo ho  avuto notizie della sua storia solo in tempi recenti e pesno che  vicissitudini meritino una degna collocazione, nonostante le poche tracce rimaste.

 Figlio di Enrico e Maria Bernacchi era nato ad  Arnate il 25 maggio 1910 ;  alla visita di leva nel 1931 era stato riformato e assegnato definitivamente ai servizi sedentari a causa  di ernia inguinale congenita.  L’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 aveva cambiato lo scenario  : richiamato in servizio,  dal 17 marzo 1941 al 18 settembre 1941 fu in forza alla 23° Batteria Contraerea di Milano, quindi trasferito in Sicilia e da lì aviotrasportato a Tripoli il 24 ottobre 1941. Fu catturato dalle truppe inglesi l’11 maggio 1943 mentre era in forza al 50° Raggruppamento Milizia Contraerea  in seguito alla resa delle truppe italiane e internato in un campo inglese a Sukaras, Tunisia prima, e poi a Casablanca in Marocco, sotto il controllo americano. Il 14 luglio 1943 fu imbarcato per gli Stati Uniti con prima destinazione il campo di Atterbury in Indiana. Il 9 marzo 1944 altro trasferimento a Camp Monticello, Arkansas ( Niente a che vedere con Monticello, Virginia la residenza di Thomas Jefferson),prima di attraversare tutti gli Stati Uniti e raggiungere via nave  le remote isole Hawai. Internato a Camp Pacific, a Mario Guzzetti  fu  assegnato il distintivo rotondo  con la dicitura Prisoner War, matricola SW4368.

Non ho alcuna testimonianza riguardo al suo periodo sotto le armi che si può comunque collegare a quello di altri commilitoni che hanno descritto le vicende simili. Gli italiani non riuscirono a contrastare la macchina da guerra alleata in Africa Settentrionale che anticipò lo sbarco in Italia.

I prigionieri italiani che collaborarono con gli americani furono trattati abbastanza bene, almeno rispetto a quelli internati in altri Paesi come India, Sudafrica e poi anche Germania.

I non collaborazionisti  subirono un trattamento  diverso, spesso discutibile.

In ambedue i casi esiste una grande documentazione che merita senz’altro una maggior diffusione al di là di quanto narrato e enfatizzato soprattutto dai prigionieri di Hereford, Texas  tra cui gli scrittori Tumiati e Berto e il pittore Burri.

L’esperienza di Mario Guzzetti non ebbe risonanza ma la visse la pari degli altri.

La fine  delle sue peripezie cominciò con il viaggio di ritorno a bordo della nave Meteor che salpò il 27 gennaio 1946 da Honolulu (la guerra in Italia era ufficialmente finita dal 25 aprile 1945) diretta a Panama dove arrivò il 9 febbraio 1946. L’attraversamento del canale durò fino alle ore 1000 del 12 febbraio 1946 quando la Meteor  con i suoi 1.200 ex-prigionieri  salpò per Gibilterra  e attraversò lo stretto il 27 febbraio 1946. Il porto di Napoli accolse  le truppe italiane il 2 marzo 1946. Fu concessa una licenza di 60 giorni al centro alloggio di Afragola.

Tornato ad Arnate, mentre io nascevo qualche mese dopo,  Mario Guzzetti riprese la sua vita svolgendo mansioni di meccanico e di guardia notturna alla manifattura tessile Maino di Gallarate.

I pochi indizi che hanno aiutato la ricostruzione sommaria di alcuni anni della sua vita si aggiungono a quanto narrato da altri. Tuttavia la mancanza di informazioni sprona spesso a ricercare nelle maglie della storia e verificare quanto emerge da pochi frammenti, poche pagine di diario, poche fotografie. Mario Guzzetti  non ha lasciato memoriali, forse ha parlato con la famiglia o forse con gli amici. Mi spiace non avere avuto l’opportunità di chiedere, ma chissà, a volte le persone hanno una loro vita, tutta per sé riservata.  Certo, qualche volta, la sera avrà ricordato il mare oceano nell’immensità di un viaggio non cercato ma portatore di esperienze e sensazioni. Niente canti di benvenuto Aloha Oe o corone di fiori luau ma come si sa la traversia di oggi è sempre l’avventura domani.

Mario Guzzetti - Parte di un breve memo con l'itinerario del viaggio di ritorno dalle isole Hawaii - Excerpt from a memo with the itinerary of his return trip from Hawaii.
 
 
Camp Atterbury, Indiana : Prigionieri italiani in adunata di fronte alla cappella da loro costruita. Italian  Italian POWs gathered in front of the chapel they built.
 

venerdì 5 dicembre 2014

GLI STRARIPAMENTI DEL TORRENTE ARNO - THE FLOODS OF THE ARNO CREEK.

Arnate è sorta sulle rive, anzi soprattutto attorno all'ansa del torrente Arno, localmente chiamato Arnetta per distinguerlo, se necessario, dall'Arno fiorentino.
Prima dell'industrializzazione le sue acque erano pulite : raccontano che si poteva fare il bagno e che ci fossero anche pesci. All'epoca degli scarichi industriali senza controlli, l'Arno aveva un colore nero, puzzava tremendamente  e straripava spesso. Adesso sembra un torrente vero.
L'area peggiore era quella dell'ansa coperta dalla costruzione dell'ex-Cotonificio, che spesso non riusciva a trattenere le acque. Si ricordano le esondazioni del 1951, 1992 e l'ingrossamento del 2014.

 

 



Arnate - Via Arno - Straripamento del 1951 - The flood of 1951 (Photo : courtesy of Bruna A dele Tessarolo)
 
Arnate - Via Arno. Straripamento del 1992 - The flood of 1992 (Photo : courtesy of Bruna Adele Tessarolo)



Arnate - 16 novembre 2014.  Il ponte di fronte all'ex-Cotonificio Bellora - The bridge in front of the former Bellora Cotton Mills.-  Arno in piena - The Arno near flood level. (Photo  :courtesy of Davide A. Milani) 


Arnate - 16 novembre 2014 - L'Arno visto dal ponte che insiste sull'ex-Cotonificio Bellora- A destra l'ex-dopolavoro operai e a sinistra le case dei dipendenti. Sullo sfondo la nuova edilizia contrasta con la vecchia ciminiera. The Arno seen from the bridge standing over the former Bellora Cotton Mills. On the right the former workers recreational center and on the left the workers'  houses.   In the background the new housing projects clash with the old smoke-stack. (Photo : courtesy of David A. Milani)
 
.Arnate rose on the banks, or better around  the bend of the Arno Creek, locally nicknamed Arnetta to distinguish it from the florentine Arno.
Before industrialization its waters were clean : people tell that bathing was common and fishes were to be found. During the period of uncontrolled industrial drains, the Arno Creek was colored black,smelled awful  with frequent overflows.
Nowadays it looks almost like a real Creek.
The worst area was around the bend covered by the construction of the the former Bellora Cotton which wasn't often capable of controlling the waters.
The floods of 1951 and 1992 are well remembered as well the near flood of 2014.

martedì 18 novembre 2014

LA GRANDE GUERRA - WORLD WAR I


Questo articolo dedicato a Fortunato "Antonio" Chierichetti è stato scritto nel 2010.
In occasione delle celebrazioni di questo conflitto, speriamo non sensazionaliste, ma legate soprattutto alla memoria, è doveroso ricordare tutti gli Arnatesi che persero la vita..
Un cippo, bisognoso di qualche attenzione, li commemora al centro del cimitero di Arnate :

Milani Antonio (1897-1916) - Chierichetti Mario (1897-1917) - Colombo Ettore (1888- 1917) -Marelli Francesco ( 1888-1917) -Lovetti Pietro (1895- 1915) - Chierichetti Giovanni (1887-1916) - Guenzani Nazaro (1888-1916) - Chierichetti Antonio (1896-1916) - Cagnoni Pietro (1899-1918) -Moroni Angelo (1896-1918) - Sangalli Mario (1899-1918).

This article dedicated to Fortunato "Antonio" Chierichetti was written in 2010.
On occasion of the celebrations of this war, hopefully non sensationalist, but enhancers of the memory, is right and proper to remember all the Arnatese who died.

A memorial stone, which needs some atttention, is located in the center of the cemetery of Arnate.

Fortunato Antonio ( Frank ) Chierichetti who had emigrated from Arnate to Rockford, enlisted in the American Army and died on the French front in 1918.



Fortunato Chierichetti                  
                  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fortunato Chierichetti detto Francesco morì in combattimento durante la Grande guerra dopo una breve vita alla ricerca di qualcosa di diverso.  
           
Fortunato Antonio Ambrogio Chierichetti nacque ad Arnate, una frazione del comune di Gallarate il 6 dicembre 1896 da Pasquale e Maria Chierichetti. Tanti nomi che apparentemente non soddisfacevano molto se infine tutti finirono per chiamarlo Francesco.  Non ebbe tempo di pensare all’apprendistato e alla scuola dell’obbligo, tanto care ai politici di oggi, se nel 1913 a soli sedici anni, quando abitava a Lugano nel Canton Ticino per lavoro,  si lasciò convincere a varcare l’Atlantico per raggiungere un parente, Luigi Chierichetti che gli aveva promesso un aiuto da Rockford, Illinois dove abitava assieme ad altri emigrati arnatesi. La lista passeggeri della nave Philadelphia partita da Southampton, Gran Bretagna ( lo stesso porto da cui era partito l’anno prima il Titanic) il 29 marzo 1913 ed arrivata a New York il 6 aprile 1913 è precisa: Fortunato Chierichetti d’anni 16  da Arnate, Colombo Domenico d’anni 17 da Ferno , Magnoli Giacomo d’anni 23 da Ferno ; Cassinerio Battista d’anni 31 da Ferno ; Bossi Michele d’anni 31 da Arnate. Tutti residenti temporaneamente a Lugano, manovali di professione e con destinazioni finali diverse che richiamano i nuclei preesistenti di compaesani: Rockford, Illinois; Barre, Vermont ; Bristol, Connecticut.
 
Facile immaginare la vita americana di Fortunato Chierichetti. Pensionante in attesa di miglioramento a casa di Luigi Chierichetti, lavoro in fonderia  e speranze per il futuro. Lontananza da casa, poi la guerra che sembra lontana. Tornare per motivi di leva in Italia. Molti lo fanno. Attesa e pareri diversi. Infine qualcuno prospetta che arruolarsi nell’esercito americano significa un salario garantito in un momento di crisi e la possibilità di ottenere il passaporto al ritorno senza problemi oltre alla garanzia dell’assistenza sanitaria. Certezze insicure. Frank Chierichetti si arruola come soldato semplice nell’esercito americano e viene destinato al fronte francese. Nel 1918 il conflitto volge al termine, ma gli scontri sono sempre feroci. Frank cade in combattimento il 3 ottobre 1918.
 
Nel primo dopoguerra nasce un movimento che promuove il ritorno dei caduti in guerra. La famiglia Chierichetti che nel frattempo ha ottenuto un piccolo indennizzo dal governo americano, si attiva per riportarlo in Italia. Siamo ormai nel 1922. Un grande manifesto tappezza le strade di Gallarate e di Arnate : “Comune di Gallarate – Onoranze ai caduti in Guerra – Giunge oggi dall’estero in Gallarate la salma di CHIERICHETTI FORTUNATO detto FRANCESCO di PASQUALE della classe 1896 , soldato italiano arruolato nell’esercito degli Stati Uniti, caduto in Francia sul Campo dell’Onore. Faccio invito a tutte le Autorità e Associazioni di intervenire con i rispettivi Vessilli ai funerali che seguiranno oggi stesso Alle ore 18 in Arnate, per rendere all’eroico Caduto le estreme onoranze. Gallarate, dalla Civica Residenza, 21 agosto 1922. Il Commissario Prefettizio Brandozzi” che sottolineò l’eroismo di Fortunato Chierichetti e il suo esempio.
 
Le onoranze funebri a Frank Chierichetti furono ampiamente riportate sia dalla “Cronaca Prealpina” sia da “Vita Popolare”. La partecipazione della cittadinanza, delle associazioni, dei rappresentanti della cosa pubblica fu grande . “Il corteo imponentissimo dopo le esequie si è portato al cimitero, traversando le strade di Arnate tra due fitte ali di popolo reverente e commosso. .. Ai cordoni vediamo i compagni di leva Carlo Macchi, Luigi Carù, Pietro Guenzani, Armando Zambelli…”. Ganassi del “Popolo d’Italia”  salutò la salma rievocando il passato del prode scomparso, forte lavoratore, il quale, benché trovatosi in terra straniera sentì il dovere di combattere contro i nemici della sua Italia lontana”. L’elegia funebre continuò con le parole del colonnello Brandozzi che benedisse il sangue versato per la grandezza d’Italia ed esaltò  il patriottismo del soldato Chierichetti finendo con le strofe : “Nel sole e nel vento più pura -  la Vetta d’Italia starà - gridando alla storia futura - la patria incomincia da qua”. “Le magnifiche e intonate parole del colonnello Brandozzi sono state seguite con intensa e religiosa attenzione dai presenti lasciando in tutti un’impressione profonda di commozione e alto sentimento di patriottismo”.
 
 Una lapide con la su fotografia sul monumento dei caduti arnatesi della Grande guerra al centro del cimitero di Arnate e una fotografia sulla tomba di famiglia al campo 10-11 lo mostrano con il nome di Antonio. Destino strano e amaro di Fortunato Chierichetti che ebbe citazioni soltanto al suo funerale e che per tanti anni è rimasto sconosciuto ai suoi stessi concittadini. Oggi questa testimonianza vuole soprattutto additare, a chi non sa, una delle tante vicende degli emigrati di Arnate in terra americana stabilitisi a Dorchester, Massachusetts e Rockford, Illinois troppo presto spariti dalla memoria collettiva. 
 
Ernesto R Milani
Ernesto.milani@gmail.com
25 gennaio 2010